Chiudo gli occhi e penso alle ore di studio trascorse prima degli orali della maturità; mi ero ristrutturato una piccola parte della soffitta: avevo utilizzato qualche rotolo della carta da parati usata per il salotto, un barattolo di vernice gialla che riprendeva il colore dell’intelaiatura del tavolino.
Il caldo era intenso, utilizzavo lo stesso ventilatore usato da mio padre quando era a sua volte studente e si stava preparando alla maturità del 1952! Sedici anni dopo sarei nato io, ed a mia volta dopo tredici anni anni dalla mia maturità sarebbe nato il mio primo figlio.
Il ventilatore era azzurro, azzurro chiaro, dello stesso colore della FIAT 850, prima macchina di mio padre con cui ci portava in giro per le campagne venete…
La mia maturità era diversa, si sceglieva l’ordine delle quattro materie che il Ministero aveva estratto; la prima era intoccabile nel senso che eri sicuro che ti avrebbero interrogato su questo, la altre tre potevano essere invertite ma, comunque, le altre domande vertevano solo sulla seconda.
Scelsi Geografia Astronomica e Storia: mi andò benissimo! Non me le cambiarono; domanda a piacere: “Le coordinate nello spazio” risposi sicuro ed andò benissimo, “La Rivoluzione francese, il perchè dello scoppio della prima guerra mondiale”. Il programma di Storia si fermava al 1922, il resto era considerato ancora tabù!
Mi ricordo ancora come andai vestito: una giacca a quadretti verdi e neri, un paio di pantaloni fresco di lana ed una camicia a maniche corte che sapeva ancora di amido all’ora di pranzo quando tornai a casa. Negli enormi corridoi del Liceo l’unico rumore era quello dei miei mocassini e sembrava di essere in una Chiesa in attesa dell’assoluzione dopo una confessione vergognosamente celata.
Qualche timido compagno, il cui viso è ormai scomparso nella memoria, ascoltava con trepidazione ed ansia l’interrogazione, ed ogni tanto sussurrava al compagno un commento frutto più della voglia di sfogare lo stress
che della necessità di una risposta.
Tutto finì e mi sentii vuoto, il commissario interno, all’epoca unico membro interno della commissione, il Prof. Marchesini, sì il suo nome mi è rimasto impresso, corse da me entusiasta: “Bravo avrai il massimo dei voti ed adesso mi raccomando scegli ingegneria non potrai sbagliare!”
Il profumo della camicia inamidata, la tonalità della voce dei commissari che mi interrogavano, la stretta di mano del Prof. Marchesini sono gli oggetti di un cassetto che si riapre ogni qualvolta accompagno i ragazzi alla maturità sapendo che da lì a pochi anni saranno anch’essi padri e madri e continueranno anche loro quel rito immarcescibile che segna inevitabilmente il passaggio dalla spensieratezza alla presa di coscienza di se stessi.
In bocca al lupo ragazzi!