PING

Il Ping (Packet internet groper) viene usata per verificare il tempo di connessione perché i pacchetti ICMP possano raggiungere un dispositivo di rete.

L’autore originario di ping fu Mike Muuss che lo scrisse nel 1983 come strumento diagnostico di rete mentre lavorava al Ballistics Research Lab dell’US Army. L’origine del nome è attribuita alla similitudine esistente tra il funzionamento del programma da lui creato e quello di un sonar marino, il quale appunto emette dei ping sonori aspettandone il ritorno dopo che essi rimbalzano sul bersaglio.

Tecnicamente tramite ping viene inviato un pacchetto ICMP di tipo echo request e si rimane in attesa di un pacchetto ICMP di tipo echo reply in risposta. Solitamente infatti la parte di sistema operativo dedicata alla gestione delle reti (stack di rete) è programmata per rispondere automaticamente con un pacchetto di tipo echo reply alla ricezione di un pacchetto di tipo echo request.

Come saturare una rete e mandare in crash un server

ping è uno strumento molto utile se non indispensabile in alcuni contesti, ma il fatto che la risposta a pacchetti di tipo echo request avvenga in maniera automatica lo ha reso uno degli strumenti preferiti per gli attacchi di tipo DoS o DDoS.

Un attacco di tipo DoS  denial of service (in italiano letteralmente negazione del servizio abbreviato in DoS) nel campo della sicurezza informatica indica un malfunzionamento dovuto ad un attacco informatico in cui si fanno esaurire deliberatamente le risorse di un sistema informatico che fornisce un servizio ai client, ad esempio un sito web su un web server, fino a renderlo non più in grado di erogare il servizio ai client richiedenti

Un attacco DDoS (Distributed Denial of Service) invece invece l’attacco avviene da più fonti. Tutte queste macchine vengono chiamate botnet. Le macchine Windows vengono chiamate con il nome rxbot e vengono infettate con dei trojan virus.

È possibile infatti inviare ad un gran numero di apparati di rete dei pacchetti di tipo echo request falsificando però l’indirizzo IP del mittente (spoofato in gergo internet) con quello della vittima: gli apparati di rete saranno portati automaticamente a rispondere all’indirizzo IP falsificato, saturandolo (flood) di pacchetti di tipo echo reply e causandone l’irraggiungibilità o (in caso di modem con scarsa larghezza di banda) la disconnessione della vittima da Internet (questo attacco è un tipo di reflection attack). Un tipico esempio di questo attacco era lo smurf. In seguito al diffondersi di questo tipo di attacco negli anni novanta sono state prese precauzioni che lo rendono difficilmente praticabile.

Una variante più semplice è il ping flood, che consiste nell’invio a raffica di pacchetti di tipo echo request verso la vittima designata: se l’attaccante dispone di un’ampia larghezza di banda può facilmente saturare di richieste il destinatario, mandandogli in crisi lo stack di rete e di conseguenza il sistema operativo della vittima, impossibilitata a ricevere e a rispondere a tutti i pacchetti in arrivo.

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